Ho sposato mia moglie il 6 luglio 2007 in Comune presso la suggestiva Villa Lais di Roma, ma non potevo mettere a freno la mia passione per il simbolismo e così il giorno successivo (7/07/07) abbiamo realizzato una vera e propria cerimonia di matrimonio originale che ho scritto io da zero.
Non è stato semplice. Ho studiato tutti i riti nuziali delle varie religioni o sette, ho cercato il significato dei simboli e vi ho messo quelli che avevo studiato nel corso degli anni e che avevano una certa coerenza con una cerimonia di questo tipo.
Ecco il risultato. Se volete prenderne spunto ne sarei felice, magari citatemi e per conoscenza scrivetemi a: info@danielegiudici.it

• Arriva il celebrante: “Amici. Siete i benvenuti alla celebrazione del rito matrimoniale di Daniele e Roberta. Il vostro affetto che vi ha portati qui sarà la base che sosterrà la loro unione”
• Arriva Roberta
• Arriva Daniele
• Celebrante: “Daniele e Roberta. Oggi, 7 luglio 2007, siamo qui riuniti per celebrare il vostro amore. Siete dunque pronti?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Siete coscienti del passo che state per fare?”
Daniele e Roberta: “Sì”
• Celebrante: “Venite dunque davanti a me per cominciare la celebrazione”
• Celebrante: “L’amore è l’unico Dio. E’ l’amore che ci rende vivi, che muove le nostre emozioni, che alimenta il fuoco della nostra essenza. E’ l’amore che fa sbocciare i fiori, che fa cantare gli usignoli, che fa sorgere il sole e che governa il mondo. E’ l’amore che non chiede, ma da. E’ l’amore che non ha bisogni, che non ha necessità, è l’amore che non possiede e non reprime. Non è l’amore che si intende comunemente. Non è l’amore romantico cantato dai poeti, inneggiato dai filosofi e sognato dagli innamorati. L’amore vero, quello puro, quello che muove il mondo, ha altre dinamiche, è diverso. Perché è proiettato solo nel dare e la nostra mente abituata alla logica non concepisce un’azione limitata al dare. Ma chiede anche qualcosa in cambio. Anzi, spesso chiede soltanto dimenticandosi di dare. E chiede sempre all’esterno. Ci illudiamo di essere innamorati e di essere pronti a tutto per difendere l’amato. Ma se andiamo a scavare in fondo questo non è amore. Questo è un proprio bisogno di sicurezza, è un proprio bisogno di essere accolti, di essere accettati. Questo in realtà è un mendicare amore. L’impulso, la fiamma, l’ardore arrivano da dentro. Poi subentra la nostra mente abituata a cercare una logica in tutto, abituata a dare un senso ad ogni cosa, e tutto si rovina. La mente innesca il meccanismo che ci rende suoi schiavi in ogni nostro comportamento quotidiano, ci fa vivere in funzione degli altri. A quel punto l’amore non proviene più da noi, ma è all’altro che si chiede amore. E lo stesso fa l’altro. Quindi non siete più due innamorati, ne avete solo l’illusione, ma in realtà siete due mendicanti dell’amore, siete due persone alla disperata ricerca di qualcuno a cui aggrapparsi. E quando lo avete trovato non lo mollate più. Probabilmente la fiammella che è dentro di voi e che vi ha fatto incontrare ed innamorare si è spenta dopo poco tempo soffocata dai giochi della mente. Giochi che portano al possesso dell’altro, al sospetto che qualcun altro possa venire a rubarvi la vostra sicurezza. A quel punto non siete più due innamorati ma siete l’uno il possessore dell’altro. Il vostro partner diventa un vostro oggetto che nessuno deve toccare o sfiorare. Ne diventate dipendenti e al tempo stesso non volete che lui sia indipendente. Anzi, volete che sia dipendente da voi. E senza che ve ne siate accorti avete ucciso il vero amore iniziale sporcandolo con la gelosia, il sospetto, la repressione. Già, la repressione… dal momento che la vostra vita dipende dall’altro, vostra àncora di salvezza, niente e nessuno deve togliervela. E quindi la rinchiudete in una prigione invisibile con delle catene immaginarie. E più il vostro partner è incatenato e impossibilitato a vivere, più voi siete felici perché nessuno potrà mai togliervelo.
Ma l’amore non è questo. Il vero amore non chiede nulla in cambio, non crea dipendenze, non prevede prigioni. Il vero amore è nemico della repressione e si spegne nel momento in cui viene rinchiuso in schemi, istituzionalizzato. Per questo motivo l’istituzione del matrimonio, per come è inteso solitamente, è contro l’amore. Il matrimonio in senso classico è come una fotografia, rinchiude in un’immagine un momento. Ma il tempo scorre, passa, e i soggetti immortalati nella foto crescono, fanno nuove esperienze ed è da folli pensare che per tutta la vita possano restare come in quella fotografia. A meno che non scatti la repressione reciproca. A quel punto si cambia ugualmente ma se da un lato si ha l’impressione di aver vissuto seguendo le regole morali imposte, dall’altro si è rinunciato a vivere la propria vita e a far vivere la vita altrui. Il vero innamorato è felice se il proprio partner è felice e non se è represso. Il vero innamorato non gode a vedere il proprio partner triste perché impossibilitato a vivere le proprie esperienze. E se lo dovesse vedere ridere con un altro, quella risata sarà anche la sua. Perché nasciamo come individui e tali restiamo lungo il cammino. Ci accompagnamo con altri, ma noi restiamo sempre e comunque noi stessi. Gli altri possono alternarsi con il passare del tempo, ma noi restiamo sempre lì. E ognuno di noi è diverso, ognuno ha le proprie passioni e nessuno è uguale ad un altro. Per questo oggi siamo qui a celebrare non solo un matrimonio ma una festa dell’amore. Daniele e Roberta stanno festeggiando il loro vero amore dicendo sì alla vita e sì all’amore. Oggi le loro anime si uniscono. Oggi Daniele e Roberta accettano pubblicamente di seguire il percorso della loro vita insieme, senza però essere l’uno dipendente dell’altro. Questo è amore. E’ condivisione. E’ libertà. E’ rispetto. E’ far crollare l’ego.
Oggi Daniele e Roberta stanno rinunciando al loro egoismo e stanno cominciando una nuova storia. Oggi non sono quello che sono stati in tutti questi anni. Oggi si stanno fondendo come il sole che scivola nel mare creando il rosso nel cielo. Solo perdendo il loro “io” possono divenire “noi” e condividere le loro individualità rafforzandosi a vicenda. 
Oggi Daniele e Roberta non stanno accettando una sfida. La vita non è una sfida, è un viaggio ma senza una mèta finale. E loro si stanno mettendo in gioco, stanno scegliendo di godersi la vita. Insieme. Perché in fondo questa è la vita, è una festa. E ricordate, l’amore è il vero Dio. E non è da qualche parte nel cielo. Dio è dentro di noi, soffocato dai milioni di pensieri e di istruzioni morali e sociali che ci sono stati inculcati. E’ la nostra essenza, è dentro di noi. Si chiama amore. E solo prendendone coscienza senza chiedere nulla in cambio si può dare il vero amore. E Daniele e Roberta sono pronti a questo.
E ora cominciamo la celebrazione”.
• Roberta legge la “motivazione di matrimonio”
• Daniele legge la “motivazione di matrimonio”
• Il celebrante prende l’Arca dell’amore (una scatola in legno) e ne estrae un foglio: “Avete pronunziato le motivazioni che vi hanno spinto ad arrivare a questo gesto. Ora pronunziatele insieme dinanzi a voi e ai vostri testimoni. Accettate tutto ciò che la vita vi offrirà, ora e finché sarà?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Così come il sole e la luna svolgono ognuno il proprio lavoro separatamente formando però insieme il giorno completo. Siete disposti a creare insieme amore lasciando libertà all’amore?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “La nostra mente ci riporta continuamente episodi e personaggi del passato. E al tempo stesso ci porta a ragionare per obiettivi, per sfide con un fine ultimo. Siamo abituati a vivere con il fardello del passato e con la proiezione del futuro impedendoci così di goderci quello che oggi abbiamo, ovvero l’unica certezza della vita. L’adesso. Volete voi vivere il qui e ora?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “La nostra mente è impostata a ragionare per causa/effetto e per alimentare il nostro ego ha bisogno di sfide. Volete voi vivere l’amore accettando quello che è senza porvi obiettivi nel futuro?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “La società ci spinge a cercare la sicurezza. Sicurezza economica, lavorativa, sociale. Ma a forza di accumulare sicurezza perdiamo la voglia di metterci in gioco, perdiamo l’entusiasmo. I cadaveri sono sicuri, non possono neanche morire. Volete voi invece vivere, anche se rischiando?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Accettate che siete destinati a cambiare? Sette anni fa quando vi siete conosciuti non eravate come siete oggi e fra sette, diciassette o settanta anni non sarete come siete oggi. I mattoni non cambiano ma gli esseri umani sì. Accettate i cambiamenti vostri e dell’altro?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Amate la vita perché solo amandola profondamente senza riserve ne diventerete colmi. E a quel punto diventerete delle lanterne che illumineranno anche chi intorno a voi viaggia nell’oscurità. Accettate di amare tutto e tutti incondizionatamente senza riserve?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “L’ego vi porta quotidianamente a rapportarvi con gli altri giudicandoli e portandovi a sentirvi superiori o inferiori agli altri. Accettate che ognuno è diverso dall’altro e che non possono esistere paragoni di nessun genere?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “E rinunciate a giudicare ma a vivere la vostra vita senza curarvi più del necessario degli altri, ma accettando le azioni positive e anche gli errori altrui?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Le emozioni sono l’ultimo barlume di forza dell’amore che è dentro di noi. Ma spesso ci vergogniamo di tirarle fuori confondendole con la debolezza. Accettate di vivere la vita emozionandovi?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “A forza di ascoltare i consigli e i dogmi degli altri vi siete dimenticati dell’unico vero tempio sacro che esiste. Voi stessi. Il vostro corpo. Accettate di amarvi senza lasciarvi condizionare da chi non sa amare se stesso eppure viene a giudicare voi?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante: “Accettate l’amore?”
Daniele e Roberta: “Sì”
Celebrante (rivolgendosi ai testimoni): “Accettate gli sposi nella loro essenza, nelle loro azioni e nelle loro scelte?”
Testimoni: “Sì”
Celebrante: “In quanto testimoni siete fra coloro che conoscono meglio gli sposi e la natura del loro amore. Siete pronti ad esser loro vicini, nel momento della gioia, del bisogno, della necessità e della felicità?”
Testimoni: “Sì”
Celebrante: “Daniele e Roberta hanno scelto di vivere la loro vita insieme senza dipendere l’uno dall’altro. Siete disposti a non sentirvi testimoni passivi ma attivi della loro vita entrando, da questo momento, a far parte diretta della loro famiglia?”
Testimoni: “Sì”
Celebrante: “Ora firmate il documento dell’amore”.
• Gli sposi e i testimoni firmano il “documento” poi rimesso nell’Arca.
• Celebrante: “Amatevi, ma dell’amore non fate una rete: vi sia piuttosto un mare inarrestabile tra l’una e l’altra delle vostre anime. Colmatevi l’un l’altro la coppa, ma non bevete da una coppa sola. Datevi il cuore ma non in pugno. E state insieme ma non troppo accanto: come le colonne del tempio”.
• Il Celebrante prende le collanine dall’arca e le porge alla coppia: quella con il sole a Daniele e quella con la luna a Roberta.
• Celebrante: “Ora scambiatevi il simbolo del vostro amore. E che questi vi accompagnino per tutto il resto della vostra vita a ricordo della celebrazione del vostro amore che stiamo vivendo oggi”
Roberta: “Io sono la luna, il tuo femminile, la tua emozione, la tua fragilità. Con questo simbolo io cedo a te una parte di me, la parte che ti completa e ti rafforza senza tenerti legato. E’ il mio impegno d’amore. A presente e futura memoria di questo momento di noi”. E la mette al collo di Daniele.
Daniele: “Io sono il sole, il maschile, la tua luce, la tua forza. Con questo simbolo io cedo a te una parte di me, la parte che ti completa e ti rafforza senza tenerti legata. E’ il mio impegno d’amore. A presente e futura memoria di questo momento di noi”. E la mette al collo di Roberta.
• Celebrante: “Avete scambiato i simboli del vostro amore. Daniele e Roberta, le vostre energie si sono ora fuse in un’unica essenza. La celebrazione del vostro amore è compiuta. Da questo momento tutti i presenti sono testimoni del vostro amore e io vi dichiaro, a tutti gli effetti, marito e moglie. Per sancire l’emozione che si è creata qui tra di noi, scambiamoci il segno supremo dell’amore, l’abbraccio. Tutti, non solo gli sposi, abbracciamoci tutti e sentiamoci parte di un’unica energia che proviene da Daniele e Roberta e investe tutti noi”.
• Celebrante: “La vostra unione ha sancito la fine di Daniele e Roberta per come li conoscevamo prima. Ora che avete accettato di vivere l’amore vero non siete più questi ma questi. Ora siete l’unione, la simbiosi assoluta, ora siete amore”.
• Gli sposi si dirigono verso la “Candela della festa” che accendono insieme. Una volta accesa suona la campana d’inizio della festa.

 

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