Tratto da “Il Sapore dell’Arcobaleno” di Daniele Giudici (Aloha, 2012). Il libro racconta la storia di quattro amici di Marta (Viterbo), che dopo essere cresciuti insieme si dividono e ognuno prosegue per la sua strada. Poi un giorno, tanti anni dopo, si ritrovano e vivono un’avventura che non dimenticheranno mai.
Questo che state per leggere è il prologo ed è ambientato durante i festeggiamenti della Festa della Santissima Madonna del Monte di Marta.
PROLOGO
Marta (VT), 14 maggio 1989
“Ma perché ancora non arriva?”
È la loro prima festa della “Barabbata”, la tradizionale ricorrenza martana dedicata alla Madonna del Monte. Finalmente, raggiunta la maggiore età, anche Massi, Antonio e Samuele possono partecipare con un loro piccolo carro raffigurante un aratro a simboleggiare il gruppo dei Villani. I tre ragazzi stanno aggiustando gli ultimi ritocchi al carro che il giorno dopo sfilerà lungo le strade del paese insieme agli altri nella rinomata processione fino al Santuario. A Marta e nei paesi intorno al lago di Bolsena è una festa molto sentita e parteciparvi è un onore, non solo per i giovani. Si impiega un anno intero a preparare le scenografie, i costumi, i carri, tutto fatto a mano. E tutto all’oscuro delle altre fazioni, i Casenghi, i Bifolchi e i Pescatori, ognuno per sé, come una piccola gara a chi stupisce di più gli abitanti di Marta, che per un giorno si ferma e lo dedica alla Madonna.
“A quest’ora doveva essere già qui. Speriamo che non ci faccia perdere tempo” borbotta Antonio
“Abbiamo tutta la notte, tranquillo, che fretta c’è? Ormai è quasi tutto fatto” lo tranquillizza Samuele
“È il più bello di tutti… così vedranno di cosa siamo capaci!”
Massi e Antonio stanno posizionando la frutta sul carro mentre Samuele sta controllando che la composizione di tulipani gialli e rossi crei la giusta cornice all’immagine della Madonna che lui stesso ha dipinto.
“Eccomi eccomi!”
La porta si spalanca all’improvviso e il sorriso di Giorgia entra nel garage.
I quattro amici sono cresciuti insieme e sempre assieme hanno condiviso la loro vita fino a quel momento. Insieme hanno scoperto l’amore. Insieme hanno scoperto le delusioni. Insieme hanno scoperto le difficoltà e le gioie improvvise e sfuggenti. E insieme stanno anche lavorando a questa prima “Barabbata”. Purtroppo la tradizione impone che a partecipare siano solo gli uomini, ma con un apporto fondamentale delle donne in fase di preparazione e Giorgia nel loro gruppo è fondamentale, a prescindere.
“Dove eri finita?” le chiede Antonio prendendo dalle mani della ragazza il festone blu con la scritta dorata e luccicante “W Maria”
“L’ho ricamato a mano, non è che l’ho comprato! Ci ho messo del tempo… volevo che venisse bene…”
“È bellissima Gio’, sei un mito”
“Grazie Samu, se non ci fossi tu a tirarmi su il morale”
“Lui vorrebbe sollevarti anche qualcos’altro” interviene Massi dal carro facendo scoppiare una risata generale
“Sempre il solito scemo…”
In quel momento dall’esterno si sentono i rintocchi di un tamburo che annuncia l’inizio della festa. Generalmente la notte precedente la si utilizza per completare i carri e i vestiti e preparare tutto fino alle 4 circa quando passa il “tamburino” dietro cui si accodano i “passanti” che ballano e festeggiano fino all’alba. Al sorgere del sole al Santuario viene celebrata una Messa in loro onore: nessuna ipotesi di tornare a casa, è troppo alta l’eccitazione. Non è una notte come tutte le altre.
“È iniziata, è iniziata… – Antonio si ferma e guarda i suoi amici negli occhi – Mi sudano le mani, guarda, guarda Samu – e mostra la mano destra – sta tremando…”
“È il giorno più bello della mia vita”
“Ragazzi non sapete cosa darei per essere lì con voi sul carretto domani!”
L’atmosfera elettrizzata viene interrotta dalla voce di Madonna che sta cantando la sua hit “Like a prayer” nella radio Innohit. L’ha accesa Massi che subito si lancia al centro del locale tirando a sé Giorgia: “Basta lavorare, è ora di ballare!”
È una giornata splendida. Il sole è caldo e luminoso, altissimo e meravigliosamente solitario, senza neanche una nuvola a fargli compagnia. Gheppi e rondini si rincorrono nel cielo lanciando canti leggeri come a voler festeggiare insieme ai martani. È un giorno di festa e l’aria è satura di eccitazione. Il paese è tutto raccolto lungo le stradine del centro per salutare i vari gruppi che partecipano alla festa. Passano i Casenghi, i Bifolchi, poi i Villani e infine i Pescatori. Ogni gruppo ha i suoi costumi e sono molti i carri e le scenografie spettacolari. Da campane di fiori a ciambelle distribuite ai paesani, da animali come buoi, capre, asini e galline che sfilano, alle composizioni di frutta e mosaici realizzati con olive e lupini.
“Evviva Maria! – è il coro unanime urlato a squarciagola da tutti i “passanti” e Marta sussulta a questa preghiera solenne e imponente – Sia lodato il Santissimo Sacramento! Evviva la Madonna Santissima del monte! Evviva Gesù e Maria!”
Anche Massi, Antonio e Samuele si accodano sgolandosi per l’invocazione. Più e più volte e in un caso è proprio Samuele a lanciarla spingendo gli altri a seguirlo. Non dormono da due giorni ma non c’è stanchezza in loro. L’adrenalina li tiene svegli, gagliardi, come mai prima d’ora. E sono bellissimi nei loro costumi da contadini. Samuele e Antonio trainano il carro mentre Massi vi è seduto sopra, accanto all’immagine di Maria, e lancia petali di rosa alla folla ai lati della strada. Non sono soli ovviamente. Con loro c’è anche Giorgia che li segue a piedi passo dopo passo anche se vestita normalmente con un tubino a fantasia floreale. Lei non può partecipare, ma è comunque vicina a loro. Quel carro è anche suo. E non solo il carro.
“Samu, è bellissimo!” urla Antonio
“È più bello di quanto credessi… – gli risponde l’amico – Evviva Maria!”
“Ragazzi, ma vi rendete conto?” interviene Massi dal carro
I suoi amici però non riescono a sentirlo per il baccano indiavolato nelle strette vie di Marta.
“Ohi ragazzi, mi sentite? Ooooh…” il ragazzo si alza in piedi ma proprio in quel momento il carretto passa sopra un tombino e Massi perde l’equilibrio cadendo in avanti
Giorgia lo vede e urla d’istinto. Antonio guarda l’amica terrorizzata con lo sguardo verso l’alto. Samuele si gira di scatto e vede la sagoma dell’amico cadere in avanti: in una frazione di secondo si butta a terra frapponendosi fra il terreno e Massi che così cade su di lui senza farsi male rialzandosi subito. Samuele resta a terra.
Il clima di festa si gela. Gli altri avanti a loro continuano a camminare urlando ritmicamente “Evviva Maria!” ma in questi attimi sembra paradossale. Giorgia si butta, piangendo, addosso all’amico a terra. Antonio è pietrificato. I cittadini che assistono alla scena li guardano e quasi non vogliono credere a cosa sia accaduto.
Attimi che sembrano anni, lunghissimi. Pochi secondi che fermano il mondo. Poi Samuele apre gli occhi, guarda l’amica e le sorride.
“Grazie…”
Con le lacrime agli occhi Giorgia lo abbraccia forte forte aiutandolo poi a rialzarsi.
“Dovevi buttare i fiori non dovevi buttarti tu…” dice Samuele a Massi con un sorriso che tranquillizza tutti e subito dopo urla con la stessa gioia, come se niente fosse successo: “Evviva Maria!”
Giorgia singhiozza ancora ma una risata si intrufola tra le lacrime mentre Antonio guarda Massi con aria di rimprovero per poi esclamare:
“Scusate se interrompo il vostro quadretto familiare, ma qui c’è una festa da portare avanti! – e urla – Evviva Maria!”
Massi aiuta Samuele a rialzarsi e lo abbraccia. Tutti i martani si liberano dallo spavento con un applauso scrosciante. Samuele guarda Massi e gli accarezza la nuca, poi Antonio e infine Giorgia. Le dà un bacio sulla fronte spostandole i ricci e con un sorriso felice dice loro: “Forza, Maria non aspetta certo noi! Evviva Maria!”
È sera. La processione è andata benissimo e tutto il paese sta festeggiando nei locali aperti per l’occasione. Anche i quattro amici che, con una bottiglia del vino locale “Est! Est! Est!”, stanno brindando alla loro prima “Barabbata”
“Che bello ragazzi! Che spettacolo!”
“Per poco non ci scappava anche la tragedia!” ride Antonio indicando Massi
“E dai, scemo! – lo rimprovera scherzosamente Giorgia – non dirlo neanche per scherzo!”
“La verità è che la vera festa siamo noi – interviene Samuele guardando gli amici già mezzi ubriachi – vi voglio bene ragazzi”
“Adesso non facciamo i sentimentali che poi mi viene da piangere – gli risponde Antonio – e poi sembra che dobbiamo lasciarci! L’anno prossimo saremo ancora qui!”
“Non tutti, lo sai che i miei si trasferiscono” lo interrompe Giorgia
“Forse anche io vado. Una volta diplomato vorrei andare a trovare mio padre che vive a San Paolo in Brasile e chissà, magari ci resto” rivela Massi
“Quindi resteremo solo io e Antonio? Vabbé, quello che importa è che anche se saremo lontani fisicamente non saremo lontani col cuore, giusto?”
“Certo” gli rispondono tutti
“Non perdiamoci come hanno fatto tutti gli altri. Siamo come fratelli, e lo saremo per sempre”
“Fratelli!” e si abbracciano felici e un po’ avvinazzati…
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